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Tartarughe:gestisci così il risveglio dal letargo
Autore: Drssa Serena Sola
Data: 10-03-2017
Le tartarughe, con la progressiva riduzione delle temperature, entrano in uno stato di quiescenza detto letargo. A seconda della latitudine questo periodo caratterizzato da una fisiologica riduzione del metabolismo può durare dalle 8 alle 20 settimane (oltre i 5 mesi la persistenza in tale situazione può diventare pericolosa). Normalmente non si assiste a una riduzione del peso maggiore del 10%. Il letargo termina con l’aumento progressivo delle temperature esterne che piano piano porta a una ripresa del metabolismo.
LETARGO ALL’APERTO
Se il letargo è stato effettuato all’esterno è bene lasciare che le tartarughe emergano spontaneamente dai rifugi allestiti: i raggi del sole scalderanno il terreno stimolandole ad uscire.
LETARGO IN AMBIENTE CONTROLLATO:
Gli esemplari che hanno effettuato il letargo in ambienti protetti, vanno spostati all’esterno in modo che possano usufruire del tepore primaverile acclimatandosi piano piano e riattivando così il metabolismo.
Una volta avvenuto il risveglio, il primo pensiero deve essere quello di consentire agli animali di reidratarsi. Il consiglio è quello di far fare alle tartarughe un bagno nell’acqua tiepida immergendole fino a livello del piastrone, che consentirà loro di bere e stimolerà l’urinazione e la perdita delle tossine che si sono accumulate durante la stagione invernale.
Entro una settimana dal risveglio, a seconda delle temperature esterne, generalmente vi è il recupero spontaneo dell’alimentazione.
Il letargo non può essere considerato un tranquillo sonno invernale: se non si svolge in modo ottimale può essere estremamente rischioso e può provocare gravi danni e, in condizioni estreme, portare a morte il nostro animale.
Gli animali che effettuano il letargo, appena svegli, vanno pesati e controllati accuratamente per evidenziare segni che possano essere riconducibili a patologie in atto.
I soggetti che si sono interrati devono essere lavati accuratamente con dell’acqua tiepida in modo da rimuovere la terra e metterein evidenza possibili LESIONI DA PREDATORI , più comunemente insetti o roditori: tali lesioni possono interessare solamente la cheratina del piastrone (generalmente causate da insetti essendo la parte che rimane a contatto con il terreno) e del carapace o essere più profonde (ratti) e interessare i tessuti molli con l’esposizione dell’osso e nei casi più gravi con la perdita di arti.
IL FREDDO, quando le temperature scendono molto sotto lo zero può portare a dei danni gravi dei tessuti che si manifestano generalmente con sintomatologia neurologica e cecità che possono regredire spontaneamente ma che possono essere anche permanenti. TEMPERATURE ECCESSIVAMENTE MITI, per letargo in ambienti controllati non sufficientemente freddi o per inverni non particolarmente rigidi, porteranno la tartaruga a consumare le sue riserve a un ritmo troppo rapido provocando la produzione di una quantità eccessiva di tossine.
LA STOMATITE NECROTICA è un’altra condizione abbastanza comune: si tratta di un infezione del cavo orale dovuta alla permanenza di tessuto alimentare che va incontro a fenomeni putrefattivi (ecco l’importanza del digiuno pre letargo).
Molto spesso nel post letargo le tartarughe presentano scolo nasale abbondante associato a congiuntivite; tale condizione è molto frequente, viene indicata con RUNNY NOSE SYNDROME, ed è legata a delle condizioni di temperatura e umidità inadeguate alle caratteristiche di specie (tale patologia si riscontra più frequentemente nelle Testudo Horsfieldi). Tipico lo scolo nasale con decolorazione della narice, rumori respiratori e una ripresa molto più lenta.Tutte le patologie post letargo richiedono un immediata visita dal veterinario. Si consiglia sempre un esame delle feci al risveglio e qualora necessaria una sverminazione non appena si ha una ripresa del metabolismo.

Dr.ssa Serena Sola - Clinica Veterinaria Santa Cecilia Vicenza

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