Dalla strada si udì lo scalpitio di quattro lussuose gomme, il sibilo di uno, due, tre sportelli, il soffocato rumore di un grande sportellone e sei passi: due decisi e spavaldi, due accondiscendenti, due tristi e trascinanti.
A seguito di questa grigia famigliola, quattro stanche ma vitali zampette contornate da un fulvo mantello innevato dall’età, orecchie lunghe, occhi e tartufo neri, lui, unica nota colorata del nucleo familiare, felice di appartenervi e di passeggiare con essa cui di tanto in tanto regalava una scodinzolante leccatina.
“Buona sera, c’è nessuno qui? “borbottò l’uomo intanto che Otello (il cane) era già fra le mani del veterinario a cercar carezze.
“Ciao vecchione, come stai? Ma quanti anni ha questo
cockeraccio, buonasera “disse il medico “.
“Ha la mia età, tredici anni “rispose il bambino.
“Ma cosa dici “sentenziò il padre “non eri ancora nato tu, avrà 15-16 anni, si figuri è il cane di mio suocero, sa è vecchio come lui, ad una certa età il Signore dovrebbe... “.
“Dai, in fondo è buono, non sporca in casa, è affettuoso certo si è invecchiato, tutto qui replicò la donna “.
“Scusate “interruppe il medico, intanto che Otello si era impossessato della sua nera poltrona.
“quale è il problema, suppongo che siate venuti per il cane, ha qualcosa che non va, apparentemente non sembra, comunque adesso lo visito poi decideremo con calma “.
“dottoressa, mio suocero ha ormai una certa età, necessità di assistenza specifica, noi non possiamo, sa il lavoro, il bambino, la casa, domani lo portiamo presso un ricovero “, ed aggiunse con tono urticante,
“li starà bene, ci costerà un pò, ma che importa, purché stia bene, i soldi in fondo non contano, se lo vedesse, è lì in macchina, cosa vuol fare, l’età “.
Un distinto e bianco Signore vistosamente segnato dal tempo, stava lì, sulla lussuosa automobile, tenendo ben saldo fra le dita un bastone, come fosse la sua vita, fissando con rassegnazione e speranza l’ingresso dell’ambulatorio.
“Insomma, tu vai fuori “disse l’uomo rivolgendosi scortesemente al figlio
“dottoressa abbiamo deciso di non farlo soffrire più il cane, il suo padrone non ci sarà più e quindi.....“seguì un lungo elenco di inconvenienti psico-fisici cui sarebbe andato incontro Otello, da ultimo quello affettivo, per cui
via il nonno, via il cane.
Insospettabili lacrime (in fondo era il cane di suo padre!), solcarono il viso della donna, evidenziando l’unica cosa che l’avvicinava al regno animale, le zampe di gallina poste ai lati degli occhi. Otello, ignaro della sentenza pendente sul suo capo, continuava allegramente ad offrire la sua vita agli indegni carnefici improvvisamente zittiti dal tono burbero del veterinario, che vistosamente voglioso di porre fine alla squallida discussione disse,
“Otello non presenta alcuna patologia che giustifichi l’eutanasia, è soltanto un cane anziano, nell’augurarvi miglior fortuna, spero che vostro figlio, quando sarete invecchiati, abbia dimenticato questo episodio, buonasera “.
La grigia famigliola era già sull’uscio, quando l’uomo imprecò che era compito del veterinario risolvere questi problemi, che avrebbe protestato, che nessuno l’aveva mai trattato in quel modo, e che comunque sarebbe andato da un professionista serio.
Il distinto e bianco Signore, quasi schiacciò il bastone fra le dita, poi volse lo sguardo verso il medico e sorrise.